Capita talvolta di interrogarsi sul significato, il valore e il calore assunto dai legami che intessiamo nel nostro pendolare per il mondo. Sì, oggi mi prendete così. Con la filosofia in punta di lingua. Per cominciare, accordiamoci sulle definizioni: cosa sono i legami? Si tratta di vincoli, l’etimologia parla chiaro, e ci sono un sacco di persone che questi vincoli li percepiscono come dei limiti. E, diciamolo, siamo tutti tentati di mandarli periodicamente all’aria i nostri legami, anche solo per qualche ora, il tempo di sentirci soli con la nostra libertà. A qualcuno piace, la solitudine, probabilmente anche a me se avessi il tempo di farne esperienza, anche se non ne sono certa, data la mia conclamata vocazione alla condivisione.
La casistica delle relazioni possibili è illimitata e potrete suggerirmi voi quali sono le più appaganti e quali invece le più opprimenti, scegliendo tra i legami amorosi, le relazioni, i parenti, gli amici, gli amanti. Ogni tipo di incrocio affettivo è concesso.
Un legame sa colorarsi di molte diverse sfumature: può comporsi di affinità, trasporto, patti impliciti o meno di solidarietà, coinvolgimento. Un legame sa mutare, sa prendere la forma dei vincolati e sistemare tra loro degli istinti a volte troppo forti e sconcertanti per arrendersi al limite di una definizione. E quando parlo di vincolati, libero la parola da tutte le sue accezioni negative.
Io voglio provare a dare la mia personale descrizione di legame. È un tentativo: io ti sono legata dal momento esatto in cui mi rendo conto di quanto sia importante per me sapere che stai bene. È molto semplice in fondo: io soffro per l’impotenza di fronte al tuo dolore, soffro sotto la pelle. E allo stesso modo godo intimamente, nella pancia, di fronte alla tua gioia, alla contentezza quando ti ammorbidisce i pensieri.