Ecco, così dottore, capisce? Tipo i cavalli coi paraocchi, ma più stretto
Tolga le mani dalla faccia che diamo un’occhiata
A un certo punto non vedevo più niente
Mi lasci controllare
E’ stata questione di un attimo
Guardi qui a destra
Due minuti al massimo
Ora guardi verso sinistra
È durata due minuti, ha capito?
Sì sì, le si è stretto il campo visivo
Sì, per due minuti
La pressione dell’occhio è a posto
È sicuro?
La cornea è in salute
Lei mi vuole rassicurare
La sto visitando
Quindi va tutto bene?
Così pare
Ma non ne è proprio certo
Le sto dicendo che lei ci vede benissimo e che non c’è alcuna anomalia
Ma non vedevo più niente, capisce? Più niente. Solo un puntino di forme
Ora però ci vede
Sì, ma potrebbe capitarmi di nuovo
Ma non sembra esserci alcuna ragione clinica
Forse qualcosa di nuovo. O di raro
Non direi
Non è nemmeno glaucoma?
Glaucoma?! Ma chi le mette in testa queste cose?
L’ho visto stamattina su Google
sabato 28 gennaio 2012
domenica 15 gennaio 2012
La scatola delle tisane
Ci sono piccoli indizi di senilità. Inappuntabili e rilevati tra le pieghe del quotidiano.
Cominciamo col dire che da qualche tempo ho smesso di fidarmi del colore della mia faccia e, di conseguenza, di uscire struccata. La cosa veramente discutibile è che passo un tempo indegno a truccarmi da non truccata. Ma la soddisfazione di veder sparire l’opaco segno della stanchezza perenne, nonché i subdoli segni dei miei mali oscuri, è indiscutibile.
Ho poi iniziato a parlare di malattie con invidiabile competenza e a frequentare i medici con una regolarità di cui farei francamente a meno. È un tunnel: uno inizia con il controllo periodico di glicemia e colesterolo e si trova come niente a prenotare l’urotac.
Bisogna poi rilevare una certa fatica nel mantenere alti gli standard mondani e patisco sempre più il lento pellegrinaggio tra locali del finesettimana. Il sabato sera ho smesso di uscire da tempo, anche se tollero in qualche modo il venerdì, ma solo tra marzo e settembre. Quanto alla domenica io la penso come Leopardi e quindi se mi incontrate di fronte a un mojito sto solo cercando di dimenticare la sera del dì di festa.
Il peggiore dei sintomi dell’avanzare degli anni, comunque, è la sveglia automatica che mi fa aprire gli occhi la mattina entro le 8 tutti i giorni che il signore manda in terra, weekend compreso. Anzi, maledizione, soprattutto il weeekend. Sono ancora abbastanza giovane da riuscire a girarmi dall’altra parte con un tonfo delle palpebre e riacciuffare la coda del sogno che mi stava cullando, ma temo sempre che sia un’abilità provvisoria e che mi troverò presto come la mia ottuagenaria vicina di casa che, nelle medesime mattine che il signore manda in terra, passa l’aspirapolvere non più tardi delle 8e10.
Possiedo infine la scatola delle tisane. La tengo accanto al Campari e ai distillati, ma questo non ne sminuisce la portata: la tisana, l’infuso di fiori, foglie e frutti, la coperta sulle ginocchia che vendono insieme, dicono sia il primo dei passi verso l’astemia.
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