Ho rimandato di settimana in settimana, per pigrizia, finché
l’allerta meteo, dalla quale mi faccio coscienziosamente terrorizzare, non mi
ha convinta: questi shorts a quadretti azzurri mi assicureranno una colite se
non mi decido a sostituirli con un dolcevita in lana vergine. Devo cambiar la
stagione al mio armadio.
L'abito in lino rosso di mich |
È un’espressione che usiamo troppo spesso senza renderci
veramente conto della poesia che nasconde. Ci facciamo per qualche ora padroni
del tempo e imponiamo alla stagione di mutare in qualche angolo della nostra
magione: l’armadio, per l’appunto. Se uno ci pensa per un attimo quasi si
scorda del tormento che lo attende, preso com’è da fantasie di onnipotenza
planetaria. Ma la realtà dell’esplosione di magliette stropicciate, vestitini
che “poi li lavo” e stanno lì su una sedia da luglio e tshirt di traverso nei
cassetti si fa presto largo alla nostra vista. Io procedo ormai in automatico,
senza darmi modo di riflettere se sacrificare o meno qualcosa da una
transumanza all’altra in questo rito stagionale.
Perché tutti ci troviamo a un certo punto faccia a faccia con lui, il vestito che non mettiamo da un secolo o due ma del quale è impossibile pensare di privarsi. Il mio vestito estivo in-sacrificabile l’ho appeso a una porta e l’ho guardato a lungo. Lo possiedo da lustri e non lo metto da almeno tre anni, ampio in lino rosso, tocca in terra da quanto è lungo. Ogni sei mesi lo tiro fuori e poi lo risistemo dentro, con le pieghe ancora intatte, pensando che prima o poi mi verrà voglia di indossarlo ancora.
Ce l'avete anche voi vero il vostro abito feticcio?