domenica 12 febbraio 2012

Una spina nel cuore


Allora, che pesce ha mangiato?

Branzino

Diamo un’occhiata. Faccia aaaaaaaaaaaaaa

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaa… chchccoffcccooddh

Eh no. Non ho visto niente così. Riproviamo: faccia aaaa…

…aaaaaaaa ccoffcooffchchh

Ok ok, ho capito. Guardo senza paletta, non uso l’abbassa lingua

Ecco, meglio

Riapra la bocca su

D’accordo: aaaaaaaaaaaaaaaa

Eccola lì! L’ho vista. È conficcata accanto alla tonsilla destra. Bisogna toglierla

Uh

Deglutisca

Un momento

Sì?

Come la toglie?

Con queste

Con quelle?! Ma saranno venti centimetri di pinza

E meno male che la spina si vede. Altrimenti dovevamo scendere lungo la faringe con un sondino. Allora, deglutisca. Pronta?

No

Suvvia, c’è la coda là fuori. Il pronto soccorso è affollato, non perdiamo tempo

Un momento

Non faccia la bambina. Apra la bocca

No, la prego

Andiamo!

Non ce la faccio. La lasciamo lì?

La spina?

Eh

Ma non se ne parla. Potrebbe infettarsi. Torni subito seduta!

No guardi, ci tengo

Si sieda!

Uff

Ha deglutito?

Mh

Posso andare?

Ma è sicuro che non c’è alternativa?

Apra la bocca!

… aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Stia fermaaaaa…

….aaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhaah

martedì 7 febbraio 2012

Requiem per una caldaia

All’inizio faceva qualche capriccio, lasciandomi senz’acqua all’alba. Aveva freddo, ma bastava vezzeggiarla con qualche minuto di phon sparato caldo addosso per recuperare il getto bollente della doccia. Ma un mattino niente, non ha funzionato. Il tepore di quella lusinga non è più bastato. La sua fiamma si è spenta, impossibile da recuperare. Una goccia dietro l’altra, il tubo più esposto ha iniziato a perdere liquidi. All’inizio era uno zampillare lento, anche se costante, trasformato ben presto in un’emorragia inarrestabile. L’acqua si congela nell’istante stesso in cui entra in contatto con l’aria. La superficie del balcone diventa per prodigio una lastra perfetta di ghiaccio. E tale resterà, credo, fino a primavera.

In accappatoio, shampoo, bagnoschiuma e ciabatte percorro su e già la stessa via dedicata a un noto poeta italiano: in attesa del messia, il caldaista, vado a fare la doccia dai vicini.

domenica 5 febbraio 2012

La maledizione del primo della classe


Tutto inizia intorno ai 3 anni: tu sei quello precoce. Quello che cammina appena uscito dalla culla; quello che parla mentre gattona e la sua prima parola è 'ontologia'; quello che, mentre i genitori non se ne accorgono, impara a memoria Il canto notturno di un pastore errante dell'Asia e tutte le potenze del numero 15. Alla fine delle scuole elementari conosci materie oscure, impari nozioni con facilità aliena e questo, per una qualche curiosa equazione per la quale a "buona memoria e velocità mentale" equivale saggezza, fa di te l'amico del cuore di personaggi improbabili, che per tutta la vita chiameranno a tutte le ore per un consiglio speciale in merito a questioni speciali. Tu sei quello equilibrato, quello moderato, quello da cui ti aspetti sempre la cosa giusta. Passi buona parte della tua esistenza, a partire dall'adolescenza, a risolvere i problemi degli altri. E dimostri coerenza, intuito, sensibilità. Sei ragionevole ed efficiente. Non ti piace doverlo ammettere, ma hai sempre sulla punta della lingua un “te l'avevo detto” da elargire a chi ha fatto di testa propria senza seguire i tuoi consigli. Avere sempre ragione è molto faticoso e sei l’oggetto di contraddittorie forme di odio e amore. Naturalmente tutta questa ragionevolezza, questa tua calma orientale, deve trovare uno sfogo liberatorio, di tanto in tanto, e si accompagna a tic di varia natura, a moderati cortocircuiti del quotidiano che si manifestano nei modi più singolari. Si va dal classico, tipo strizzare inavvertitamente le palpebre e scrocchiare le vertebre cervicali, al più fantasioso, come aprire il gas per controllare se era chiuso. Disponi gli oggetti sul tavolo coi lati esattamente paralleli al bordo e mangi i rigatoni al ragù solo e soltanto a forchettate da tre. Se alla fine nel piatto ne restano due, oppure uno, non riesci nemmeno a guardarli, li lasci lì. Non calpesti le fughe tra le mattonelle e ti lavi le mani cantando due volte di seguito Tanti auguri a te. Ma ti si perdona tutto, perché sei saggio. A guardar bene, la saggezza è la tua truffa meglio riuscita.