L’estate regala ore di beatitudine, è noto. Ore nella quali l’afa che incolla i vestiti rimane fuori dalla porta, in strada, lontana e inoffensiva. Sono quei momenti del pomeriggio nei quali ci si regala l’immobilità su lenzuola fresche, quella semioscurità che accarezza i pensieri, le tende che frusciano, percettibili moti d’aria che ci godono intorno. Son di quei pomeriggi nei quali il rigore del pensiero e il raziocinio si fermano e l’inarrestabile sequenza delle deduzioni logiche trova pace. Ce ne stiamo quindi distesi placidi nella penombra, nella quiete, tanto più vera quanto più in contrasto con le ansie e il groviglio meccanico dei pensieri quotidiani. Qualche fortunato fa anche l’amore, purché all’amplesso possa seguire la nudità del sonno.
6 commenti:
che fortuna.
non lavori?
@Calzino se uno lavora non gode?
certo che gode, però magari un pomeriggio di luglio è in ufficio.
Già. Da cui si deduce che sia sfortunato. Uff....
E' bello ascoltare in quella calma anche rumori ai quali di solito non si presta attenzione.
L'inarrestabile sequenza delle deduzioni logiche fa solo finta di fermarsi. In realtà è in sosta alla stazione di servizio a fare il pieno.
Posta un commento