martedì 28 luglio 2009

Afflitti affettivi

Stando alle riviste patinate di cui sono grande frequentatrice, l’uomo del XXI secolo sta subendo una metamorfosi. Si tratta di qualcosa di ben più profondo della semplice abitudine che i nostri uomini stanno prendendo di rubarci la crema idratante o di usare bagno schiuma all’avena colloidale perché hanno la pelle delicata. I maschi vogliono rubarci anche altro: il ruolo ancestrale delle afflitte affettive. Cercherò di descrivervi la vignetta che introduce un articolo letto di recente, dal titolo “Sesso: i veri desideri degli uomini”. Dunque, in questa vignetta ci sono lui e lei, a cena, calici di vino, rose rosse, lui le prende la mano e dice “Voglio vivere con te, sposarti, avere dei bambini”. Risposta di lei: non pervenuta. Ma il fumetto ci mostra quello che la fanciulla sta pensando di fronte a cotante affermazioni, nello specifico “Ma io vorrei solo sesso…”. Ecco, che ne dite? L’articolo elenca poi minuziosamente i bisogni dei nuovi maschi. Alcuni sono encomiabili. Esempio: al primo posto nei desideri sessuali maschili comparirebbe , cito testualmente, “la certezza di farle provare l’orgasmo”. Ottimo. Che lo facciano per altruismo, gratificazione personale, erotismo o che altro mi sembra un nobile intento. Quello che più viene messo in luce, comunque, sarebbe il nuovo bisogno maschile di dare e ricevere affetto, di condividere cervello e tenerezze. Come a dire che le donne di questo millennio hanno perso l’abitudine alla dolcezza e che i poveri maschi, oppressi da tanta crudeltà, sono ora costretti a manifestare in piazza per avere un po’ di attenzioni. Che assurdità. Saremo anche un po’ più ciniche di quanto non sia stata cenerentola, ma sulle dimostrazioni affettive abbiamo ancora molto da insegnare. Comunque, proprio per questo, nell’elenco dei desideri maschili comparirebbe: “fare l’amore in versione vaniglia”, che tradotto significa una robina soft e tradizionale. Niente lingerie overstatement o bondage insomma: lui, lei, un letto, le coccole. Il sessuologo di turno spiega: “il sesso soft è un antidoto contro l’ansia da prestazione”, come se noi donne passassimo il nostro tempo prezioso a compilar grafici di gradimento. Ok, sono pronta ad ammettere che soprannominare un vecchio amante Speedy Gonzalez durante un aperitivo con le amiche non sia stato gentile da parte mia. E infatti un altro dei desideri maschili è proprio quello “che lei sia più discreta sulla privacy”… ecco, mettiamo in chiaro le cose: le donne tra loro parleranno anche di sesso. Ma non solo di quello, suvvia. Parlano anche di altro: di lavoro, della palestra, di scarpe, di malattie degenerative, se capita di politica, di raccolta differenziata, di ceretta, mestruazioni e qualche volta anche di parrucchieri, di letteratura e di astrofisica. Quanto a Speedy Gonzalez vanno a lui e alla sua attuale fidanzata i miei migliori saluti.

lunedì 13 luglio 2009

Le poche certezze

Esistono certezze e certezze, ognuno sviluppa le proprie. Oggi io ne ho almeno tre, il che fa di me una persona particolarmente fortunata. Sono dunque certa che: il moment faccia passare il mal di testa, che Coming Soon Television sia un buon ipnotico per cervelli stanchi e che il sushi abbia una dimostrabile influenza come antidepressivo. Da queste osservazioni chiunque può facilmente dedurre che soffro di emicrania, ho il cervello stanco e sono incline a forme di depressione. È grosso modo esatto, ma queste patologie hanno oggi un rimedio. Il moment è forse l'unico farmaco che assumo senza temere per l'incolumità dei miei organi interni, l'unico insomma a passare il test del bugiardino, una prova da me inventata per mettere in relazione il mio livello di ipocondria con gli effetti collaterali, in certi casi fatali, che di norma accompagnano anche il farmaco all'apparenza più innocuo. Butto quindi giù una compressa bevendo una sorsata dalla bottiglietta d'acqua ormai tiepida che tengo sempre in borsa. Per quanto riguarda il diabolico canale tematico dedicato a Coming Soon, adoro parcheggiarci sopra i quattro neuroni che arrivano incolumi al fondo di queste giornate. È una forma di ipnosi cui mi sottopongo volontariamente, specie in orari che prevedano il ripescaggio a richiesta di trailers vecchissimi di film che ho già visto e che so già come vanno a finire. Zero effetto ansia, zero aspettative, zero sforzo interpretativo. Li fisso senza muovere le palpebre, addivanata con le gambe distese, i piedi sul tavolino di fronte e le scarpe abbandonate in qualche zona dell'ingresso. Oltre alle scarpe ho seminato per la casa due borse, un mazzo di chiavi, uno dei due cellulari che sono costretta a portarmi dietro, in un vortice di reperibilità comandata, tre giornali e due libri, quattro noccioli di pesca e i semini dell'anguria. Già che c'ero mi sono anche liberata di quel vestitino bon ton da educanda che oggi indosso per trasmettere un rassicurante messaggio di affidabilità e competenza. Dal divano mi allungo sul cellulare più vicino e pesco il numero di japs, che tengo in memoria nella rubrica: “Plonto, japs, cosa posso fale pel lei?”. Il solito: consegna di sushi a domicilio.

lunedì 6 luglio 2009

Fantasie ortofrutticole


In principio era un'Idea priva di consistenza. Quasi una categoria ontologica. Era l'Altra, senza né volto né nome. Non esisteva rivalità tra di noi, perché io la sapevo esistere e nient'altro, lei non mi sapeva proprio e mai mi avrebbe saputa. Resistevo persino a quella curiosità morbosa e velenosa che giorno dopo giorno mi spingeva a darle un viso e una voce. Ma non è durata a lungo questa mia personale resistenza, perché – maledetto il 2.0 – bastano un motore di ricerca e un paio di social network per costruire attorno a un'Idea tutto un mondo di suoni, parole, immagini e relazioni. La prima volta che l'ho vista ho pensato che fosse bellissima. Non l'avevo guardata bene ovviamente: mi ero limitata a tatuarmi a fuoco quella fotografia sul nervo ottico e lasciarla lì, a diventare titanica e irraggiungibile. Mi ci volle qualche tempo per capire che sì, era senz'altro carina, ma bellissima è un'altra cosa. Si potrebbe parlare, con una certa generosità, di una bellezza irrilevante. Fu un sollievo scoprirle quei difetti: i denti, il culo basso, i tratti spigolosi, i capelli crespi. Per non parlare di quell'irritante presunzione con cui si presenta nei pubblici forum, quando parla dei suoi argomenti preferiti, vale a dire concimi azotati e humus di lombrico: è una ricercatrice di biologia, il suo sogno è un agriturismo in balcone, con l'insalata equosolidale e i pomodori a basso impatto ambientale. Mi risulta persino che abbia creato un gruppo su Facebook, una cosa tipo Viva la pizza con la scarola, specie se biologica, cui mi sono ovviamente iscritta, sotto falso nome, in cerca di una qualche improbabile forma di interazione. Il dramma dei social network, comunque, è che puoi spiare le relazioni: è sufficiente una qualche falla nelle impostazioni della privacy e sbatti il naso contro i suoi messaggi e le sue effusioni con Lui. Perché ovviamente è Lui l'obiettivo della nostra malattia mentale, mica Lei. E il gioco delle supposizioni attorno alla Sua pubblica bacheca coinvolge metà delle nostre amiche, un sito di astrologia e almeno un terzo del nostro orario d'ufficio. E tutto questo per quattro maledetti pomodori biologici.

mercoledì 1 luglio 2009

Michela took the quiz "Quale donna del mondo dei libri sei" and the result is Lolita

Clicco sempre Ignora quando ricevo proposte di quiz o test idioti su Facebook, anche perché non ho mai avuto la giusta curiosità per Scopri Di Che Colore Avevi I Capelli Nella Tua Vita Precedente né tanto meno per Qual è il Tuo Lavoro Preferito? Il Contatore di Ghiaia. E infatti ho ignorato inizialmente anche questo: Quale Donna del Mondo dei Libri Sei. Poi un'amica mi ha fatto notare che ero l'unica a non averlo ancora fatto e, dal momento che nelle ultime settimane ho cliccato Ignora praticamente per tutte le richieste e le proposte ricevute, specialmente quelle fuori dai Social Network, ho pensato di assecondarla e trovare due minuti per rispondere a quelle sei o sette domande. Il risultato è Lolita. Lolita, capite? La ninfetta dodicenne che seduce il maturo e annoiato professore, assecondandone la crescente ossessione per poi sfuggirgli e andare a farsi una vita altrove. Salvo cercarlo anni dopo per ottenere in regalo dei soldi e tormentarne la memoria fin dentro il carcere. Mi ha fatto ridere, perché nelle ultime settimane la donna letteraria cui mi sentivo più affine era Silvia, quella di Leopardi, già morta al primo verso e custode inconsapevole di verità indicibili sulle sorti dell'umana gente. Avrei potuto concedere al massimo qualche possibilità alla suicida, piccola stupida Emma Bovary. O alla monaca di Monza, più per affinità di clausura che per folli sventure cui rispondere dal buio del convento. Invece Lolita.
Deve essere un segno. Il momento del risveglio. Oggi è il 1° luglio: mese nuovo, vita vecchia, ma con pennellate di novità. Vediamo se riesco a diventare il fuoco dei lombi di qualcuno. O di qualcosa.