mercoledì 28 luglio 2010

Attenzione Attenzioni


Attenzioni che lui dedica a lei:


- le appende quella mensola che son due anni che glielo chiede

- le tocca il sedere mentre sta lavando i piatti

- le regala quella borsa da 180 € di cui lei parla ininterrottamente da quattro mesi

- le manda un messaggio che dice più o meno: “ho pagato la luce, compro io il pane e passo dal ferramenta per quella brugola. PS. Ti mangerei"
-
le suggerisce una scusa credibile per saltare il pranzo mensile dalla prozia Pina
- le fa trovare in forno tartine calde di polenta e formaggio quando lei torna dal lavoro e si mangerebbe anche le gambe del tavolo

- decide che è il momento di spogliarla e di fare l'amore anche se lei è vestita da colf e si sente la donna meno sexy della terra

- la accompagna da ikea la domenica pomeriggio e poi le monta trømso

Attenzioni che lei dedica a lui:
- gli porta nottetempo le camicie preferite a stirare in tintoria e poi gli dice che le ha stirate tutte lei (per lui)

- gli pulisce e cucina tutte quelle verdurine che lui non lo sa ma gli fanno tanto bene

- gli ricorda gli appuntamenti

- ha imparato a memoria la formazione della squadra di calcio di cui è tifoso (non la formazione attuale: quella della stagione 1975/1976)

- fa scoccare oral time a tradimento e gli pratica sesso orale quando meno se lo aspetta

- lo cura con la fitoterapia (un giorno lui la ringrazierà per questo, anche se adesso non lo sa)

- prende nota dei suoi desiderata
-gli lascia post-it attaccati al frigo con su scritta la lista della spesa: latte, uova, fette biscottate, svelto piatti, l'anello vibrante della durex e marmellata di lamponi


Vi viene in mente altro?


martedì 20 luglio 2010

L'equilibrio del rimpianto


La questione è di quelle spinose: data la premessa secondo cui le relazioni tra umani possono assumere contorni mutevoli che non sempre è necessario definire, che tipo di rapporto esiste tra persone che si sono guardate con desiderio ma che di fatto non si sono mai possedute? Parlo solo in parte di relazioni tra ex, perché quello è un problema ancora diverso, nel quale entrano in gioco anche la nostalgia, talvolta il risentimento, un paio di forme di gelosia e almeno tre o quattro diversi tipi di variabili amorose. Parlo prevalentemente di rapporti in qualche modo irrisolti, quelli in cui il senso del possesso si è bloccato sulla soglia.
Immagino dipenda dalle motivazioni per le quali questo possesso non ha mai preso forma, perché sono in fondo queste motivazioni che danno il peso al relativo, eventuale rimpianto.
Ne parlavo qualche tempo fa con qualcuno, il quale sosteneva di aver trovato una forma di perfetta stabilità emotiva in una relazione di amicizia le cui premesse erano tutt’altro che amichevoli.
Non ho motivo di dubitare della buona fede delle persone coinvolte e chiunque riesca a fare ordine a livello sentimentale in modo apparentemente così solido e ordinato gode senz’altro della mia stima imperitura. Quello che mi chiedo è: cosa ce ne facciamo del desiderio e della brama? Li buttiamo giù sperando che il nostro organismo trovi il modo di trasformarli in energia? Il nostro metabolismo che se ne fa di questo ingordo desiderio mal espresso? Secondo me non se ne fa niente e diventa tutta cellulite, ma questa è la mia opinione. E d’altronde talvolta non si può fare a meno di inghiottirla questa smania.
Insomma, la domanda è ampia: esistono forme di equilibrio con persone per le quali nutriamo forme di rimpianto?

giovedì 15 luglio 2010

Quattr'occhi


I nostri occhi sono programmati per guardare lontano. Non l’ho inventato io: l’ha detto il mio ottico nel tentativo dichiarato di vendere un paio di occhiali ai miei 10/10.

I nostri occhi lavorano al meglio sulle lunghe distanze, rilasciati verso spazi ampi, liberi e in estensione profonda. Ma questo, alla maggior parte di noi, non succede spesso: concedere le pupille al loro amante naturale, l’orizzonte, è un lusso che di rado ci accordiamo.

Di norma obblighiamo i nostri occhi a leggere, a fissare monitor e tastiere per ore, a restare letteralmente costretti in uno spazio di trenta centimetri, mezzo metro, le pareti di una stanza a voler esser generosi. E per loro questa è una fatica, un lavoro, un danno.

Se non ci è data la possibilità di uscire in via definitiva dagli spazi chiusi, possiamo porre rimedio in due modi: concedendoci con regolarità uno sguardo fuori dalle mura, è sufficiente affacciarsi con cura a una finestra possibilmente aperta, oppure regalarci gli occhiali da riposo, quelli che ti aiutano nella vista costretta.

Io sto imparando con metodo e costanza a sbrigliare il mio sguardo dalle sue stupide costrizioni e ho le pupille allenate a tendere imboscate agli ostacoli tra la loro tondezza e l’orizzonte. Però, per i momenti di stanchezza, io questi occhiali da riposo me li sono fatti. Sono celesti, mi stanno da dio e vedi mai che mi danno una mano.

L’ottico mi ha fregata di nuovo.


martedì 13 luglio 2010

Holidays in the sun(flowers)


Sono stata in vacanza. Avevo pochi giorni, una parentesi tra un mondo di lavoro e l’altro. La provvidenza, amorevolmente provvista di casualità, ha messo sulla mia strada alcuni decisivi compagni di viaggio, grazie ai quali ho potuto adoperarmi in alcune amene attività che ora vado a raccontarvi.

Tanto per cominciare, c’è da dire che la sveglia mattutina entro le 7.30 ci ha permesso quotidianamente di fare una tonica corsetta in mezzo ai girasoli. Alla colazione, in genere a base di centrifugato di bietola e rabarbaro, seguiva di norma una lunga passeggiata sulla spiaggia, con sessione di yoga ed energica partita di beach volley prima di pranzo. Raccolti attorno al desco, si consumavano alcune gradevoli conversazioni attorno alla fisica dei quanti o, in alternativa, all’idealismo tedesco del XVIII secolo, con lettura in lingua originale di alcuni passi dalla Dottrina della Scienza, di Johann Gottlieb Fichte. Se nel pomeriggio non ci si dilettava di visite mirate a certi remoti musei dell’entroterra, i cui tesori tardo rinascimentali non sto qui ad elencarvi, ci si dedicava in gruppo alla discussione della Critica della Ragion Pura, spesso in compagnia di certi simpatici vicini di ombrellone, con i quali abbiamo anche improvvisato estenuanti tornei a racchettoni per sgranchirci un po’ le gambe. Naturalmente non di solo rigore vivono il corpo e la mente, motivo per cui le serate erano dedicate ad allegre rievocazioni storiche, non prima di aver consumato un frugale pasto a base di frutta e cereali. Per rendere anche la doccia un momento di sana disciplina psico-fisico, grazie a un sofisticato congegno di recente brevetto, si è provveduto a collegare la corrente elettrica alla rete idrica, in modo da garantire tonificanti getti d’acqua a fior di pelle.
E tutto questo senza alcool, senza grassi idrogenati, senza carne, senza esaltatori di sapidità.

Come sarebbe a dire che non ci credete? Non penserete mica che io abbia trascorso questi pochi giorni consumando monumentali aperitivi a base di vini e bollicine? Non crederete davvero che abbia scovato un giacimento di grigliate di pesce e bomboloni alla crema? Che abbia trovato sollazzo su sabbie bollenti insieme a rivistucole su cui compilare ignobili test atti a dimostrare che tipo di fedifraga sono o quali competenze vanto negli esami orali? Suvvia. Per chi mi avete presa? Per una di quelle che sostengono che cambiare posizione per favorire un’abbronzatura uniforme può essere considerata a tutti gli effetti un’attività fisica? Pensate forse che io abbia talvolta assunto le sembianze di una stuoia che i miei compagni di viaggio potevano all’occorrenza caricarsi in spalle e srotolare a piacimento? Si vede proprio che non mi conoscete ancora.

Mh. Va bene. Sono pronta ad ammetterlo. Forse qualche volta, ma proprio di rado, ho fatto cose inaudite per le ragionevoli gabbie quotidiane: ho dilatato tempi e spazi. Ho preso possesso, con delizia e privilegio, di minuti lunghissimi, li ho assaggiati, mi ci sono sdraiata sopra. E mi è pure piaciuto.

lunedì 12 luglio 2010

A momentary lapse of reason


Sono stata in silenzio per un po'.
Ero qui