mercoledì 13 ottobre 2010

Torino, una dichiarazione d'amore

Certe città t’illudi di possederle e dominarle. Città che fanno credere che sia possibile violarle, conoscerle nei viali, nei giardini. Sono città lineari, ortogonali sulla carta, composte di fiumi e corsi lunghissimi che la attraversano con risoluta decisione. Torino, vista dall’alto, è una composizione apparentemente perfetta di rette parallele e perpendicolari. Una maglia fitta di angoli retti.
Qualcuno potrebbe pensare a una gabbia. C’è gente che ci è diventata matta a Torino, che ha iniziato a parlare con i cavalli. Ci sono leggende di magia nera, antri infernali, riti pagani e culti profani. C’è una singolare concentrazione di intellettuali suicidi. Io non la vedo la gabbia. A me piace riconoscere le vie, sapere che posso girare attorno a un isolato e trovarmi senz’altro al punto di partenza. Sapere che a volte, per andare avanti, bisogna tornare indietro, dove si è cominciato. In una circolarità rassicurante che però ammette di variare i percorsi, di modificare il passo, perché l’eleganza di una città nuda e accessibile come Torino è quella di offrirsi sempre nuova nella ripetizione dei suoi schemi. Qualcuno la teme perché in quei marmi levigati e nella successione scandita delle vie sembra riconoscere un’eleganza marziale. Ma chi ha paura degli schemi dei quartieri, o chi scova la noia nella difficoltà di perdersi, ha capito poco della forza di certi passi. Forse l’attrazione che esercita su di me è nella varietà che si riconosce nella sua ripetizione, nella confortante calma della scansione dei suoi spazi. C’è della sensualità nel riconoscere il corpo di una città, o una città in un corpo. Il labirinto della carne come il labirinto delle piazze.
Lasciarsi sedurre dalla scoperta improvvisa, inaspettata, che certe strade, anche qui, non vanno da nessuna parte.


21 commenti:

Zu ha detto...

qualche anno fa chiesero a un po' di blogger di scrivere della tua città: http://blogday.blog.dada.net/

(io partecipai con questo)

Manina Futura ha detto...

Bella bella bella.

Torino, aggiungo, è anche una città progettata e realizzata per camminare. Penso ai chilometri di portici, ai quindici metri di inclinazione di piazza Vittorio misurati dalla quota sul lato verso il fiume alla quota dell'esedra di via Po, ai bellissimi viali alberati e alla sua grande quantità di vegetazione oltre che di strade e case. E poi c'è la collina, ci sono i fiumi, come mi piace.

A proposito di culti, dicono che l'angelo di piazza Statuto rappresenti Satana.

Effe ha detto...

Ecco, tutto quello che hai scritto è esattamente quello che chi emigra a Milano rimpiange di Torino. Più varie altre cose...

Unknown ha detto...

Io non conosco Torino. Troppo grande, credo, non mi piacerebbe. Ma ho visto tre cose. Un sushi all you can eath, il pub del cacciatore lì vicino con un discreto sidro secco alla spina, e poi la terza cosa.
Una piazza spropositata, grondante marmi, fin troppo dignitosa. E, sotto i portici, una vecchia magra, con passo incerto, le spalle dritte, la testa alta e gli occhi che non guardavano nessuno. Fin troppo dignitosa anche lei. Un bicchiere di plastica in mano. Non chiedeva, non ringraziava, non guardava.
Forse la cosa più triste che io abbia mai visto.

Danilo

Anonimo ha detto...

Bellissima... un gran privilegio saper parlare così della propria città, lasciarla immaginare a chi non la conosce e lasciare a chi ci vive (o la vive) la possibilità di aggiungere nuove pennellate al tuo ritratto.

splendidiquarantenni ha detto...

E' bello questo post.

Calzino ha detto...

Io non l'ho nemmeno letto questo post, perchè Torino mi fa stare male. Non la vedo da aprile 2007 e credo di poter affermare che mi manca da impazzire. Storia lunga, storia strana.

Vorrei essere catapultata un nanosecondo al Quadrilatero. Solo questo. Poi tornare qui col cuore gonfio.

Eta ha detto...

Meraviglioso post!
Son dovuta andare via da Torino per lavoro ma la considero la mia citta'. La amo follemente e mi manca da morire. Leggere queste tue parole mi ha fatto sentire un groppo in gola.

LorenZo ha detto...

Quella che tu chiami gabbia è l'originario impianto romano di "cardi e decumani" (di natura militare - che tu, con intuizione, definisci giustamente "marziale"). Ci sono delle teorie secondo le quali, l'impianto a matrice ortogonale provenga addirittura dal lontano oriente, e precisamente dalla convinzione religiosa per la quale "gli spiriti sanno camminare solo in linea retta". Da qui la preferenza di orientare i cardi (S-N) e i decumani (E-O) verso i punti cardinali (o i venti)… La croce poi - lo sanno anche i chierichetti - come simbolo dell'incontro tra cielo (il mana) e terra - vedi anche Mondrian, Der Stjil, Gesù… :-) Poi il fatto che tu riversi la tua traboccante sensualità persino tra i tessuti urbanistici, è decisamente cosa buona e giusta :-)

Prof. LoZ

stressa ha detto...

Torino e' sottovalutata, chi non laconosce non può neanche immaginare la sua bellezza! Brava!

Silas Flannery ha detto...

Io sono di una verbosità inaudita. Eppure Torino è per me una città ineffabile, impossibile da descrivere.

Mi viene in mente una sola parola: sabauda. Molto sabauda, per l'esattezza.

Silas Flannery ha detto...

ps Sabauda, nel mio personalissimo dizionario, ha un'accezione deteriore. Significa rigido, capace di grandi analisi ma incapace di essere flessibile.

Ciononostante amo Torino. E i torinesi.

O almeno quasi tutti.

Satira Senza Raucedine ha detto...

ottimo blog, se giggi sabani fosse ancora in vita proverebbe ad imitarlo

mich ha detto...

@ zu, quella che tu chiami 'leziosità' altrove chiamano 'delizioso ordine' (ed è in genere per causa sua che la gente inizia a parlare coi cavalli)

@ manina, 15 metri di inclinazione su piazza vittorio, l'avevo dimenticata questa meraviglia dell'impercettibile salita (o discesa) da e per il fiume

@ effe, più svariate altre cose, sì, l'ho sentito dire

@ danilo, una città marziale non può che essere spietata

@ laura, signorina availableinblue, lei è cordialmente invitata a farsi viva quanto prima a vederla coi suoi occhi

grazie @splendido

@ calzino, è bello il tuo commento

@ eta, anche Torino secondo me si considera la tua città (per quanto tutto si può dire di Torino tranne che sia una sentimentale)

@ prof loZ, grazie per l'impeccabile lezione

mich ha detto...

@ stressa, lo credo anch'io, ma mi impegno per farla entrare nella rotta delle città che vale la pena vedere (e vivere)

@ silas, una volta ho parlato della 'sabaudade', la discreta nostalgia piemontese. ci sono emozioni sabaude che si fanno voler bene

@ ferrovie, suppongo sia un complimento, o no? ;-)

Anonimo ha detto...

(Io non vedo l'ora! E grazie!)
:)

Unknown ha detto...

La città, Mich, può essere spietata. Anche se non lo credo. Ma tu, se passi in centro, fatti impietosire...

Anonimo ha detto...

Ci ho vissuto e lavorato per quasi un anno. L'anno pre-olimpiadi, quando la città era discretamente caotica e splendidamente in tiro.
Discretamente non è termine scelto a caso. E' forse l'avverbio che mi è rimasto appiccicato all'idea di Torino. Ma ci aggiungo un aggettivo che va in controtendenza rispetto all'immagine tipica che si ha nel resto d'Italia di Torino: scintillante. Mi è rimasta nel cuore. So che rischio di scadere in una specie di spot melenso ma se mi concentro e penso a Torino, questo è quello che mi viene in mente. Tutto ciò mi ha spinto a rivedere le mie convinzioni da "colono" sardo...

Anonimo ha detto...

in questa nuova ottica, mi viene voglia di farci un giro. io che in piemonte non sono mai stato che di passaggio per andare in francia. un bel giretto del piemonte, ecco. altro che tailandia o brasile.

Eva ha detto...

Torino passa in secondo piano, scusami, rispetto alla bellezza della tua prosa.

mich ha detto...

@ eva, grazie mille e benvenuta. accomodati, resta quanto vuoi