mercoledì 22 dicembre 2010

Legamenti e incrociati

Capita talvolta di interrogarsi sul significato, il valore e il calore assunto dai legami che intessiamo nel nostro pendolare per il mondo. Sì, oggi mi prendete così. Con la filosofia in punta di lingua. Per cominciare, accordiamoci sulle definizioni: cosa sono i legami? Si tratta di vincoli, l’etimologia parla chiaro, e ci sono un sacco di persone che questi vincoli li percepiscono come dei limiti. E, diciamolo, siamo tutti tentati di mandarli periodicamente all’aria i nostri legami, anche solo per qualche ora, il tempo di sentirci soli con la nostra libertà. A qualcuno piace, la solitudine, probabilmente anche a me se avessi il tempo di farne esperienza, anche se non ne sono certa, data la mia conclamata vocazione alla condivisione.

La casistica delle relazioni possibili è illimitata e potrete suggerirmi voi quali sono le più appaganti e quali invece le più opprimenti, scegliendo tra i legami amorosi, le relazioni, i parenti, gli amici, gli amanti. Ogni tipo di incrocio affettivo è concesso.
Un legame sa colorarsi di molte diverse sfumature: può comporsi di affinità, trasporto, patti impliciti o meno di solidarietà, coinvolgimento. Un legame sa mutare, sa prendere la forma dei vincolati e sistemare tra loro degli istinti a volte troppo forti e sconcertanti per arrendersi al limite di una definizione. E quando parlo di vincolati, libero la parola da tutte le sue accezioni negative.
Io voglio provare a dare la mia personale descrizione di legame. È un tentativo: io ti sono legata dal momento esatto in cui mi rendo conto di quanto sia importante per me sapere che stai bene. È molto semplice in fondo: io soffro per l’impotenza di fronte al tuo dolore, soffro sotto la pelle. E allo stesso modo godo intimamente, nella pancia, di fronte alla tua gioia, alla contentezza quando ti ammorbidisce i pensieri.

11 commenti:

mich ha detto...

"sentirsi soli con la propria libertà" è naturalmente concetto preso a prestito da Bruno Lauzi.

Anonimo ha detto...

(che bello, ecco)

Luce ha detto...

Creo legami affettivi le volte che crollano i muri e si creano i ponti, in ogni direzione.

plutoschi ha detto...

da come descrivi i legami mi è venuta in mente un immagine con tante palline unite da intricati fili, a volte lunghi a volte corti, a volte resistenti ed elastici altre volte fragili e destinati ad essere spezzati.
io mi immagino invece della palline, ognuna con la sua diversa quantità di moto che scontrandosi in qualche modo si scambiano e si portano dietro un po' dell'energia dell'altra...

Silas Flannery ha detto...

Legami. E' una definizione difficile, ti dirò.
Posso dire che sono legato alle persone che riesco a tenere a distanza senza perderle del tutto di vista. E' (quasi) sempre preferibile una proiezione.
Facebook mi ha rovinato il rapporto con i miei legami, per dirla tutta.

Unknown ha detto...

Mi piace, Mich, la tua definizione. La condivido in pieno. Solo che tu sei giovane, e per questo ti perdono di non coglierne le implicazioni.
Voglio dire, io muoio, un giorno o l'altro. Sì, vero, anche gli altri possono morire, ma di questo non posso farmi carico. Però di risparmiare più dolore possibile alle persone a cui voglio bene sì.
Quindi, beh, allento i legami...
C'è una logica, non trovi?

mich ha detto...

@laura, mi piace che ti piaccia

@patè, la questione dei ponti è spinosa: occorrono due sponde consenzienti. A volte invece ho l'impressione (il timore) che certi legami siano a senso unico: sentirsi legati a qualcuno che di questo legame non sa che farsene

@plutoschi, è bella l'immagine delle palline. Quanto alle energie sono d'accordo: ci si scambia forza nel contatto (solo che a volte ci vuole molto tempo per riconoscerla come tale)

@silas, questo "sono legato alle persone che riesco a tenere a distanza senza perderle del tutto di vista" mi piace molto (quanto a FB mi sa che, ahinoi, è un problema a parte)

@danilo, danilo, ti racconto un segreto: il primo impulso, l'istinto principe che mi coglie ogni volta che percepisco nella pancia un legame, è quello di scappare. Che poi io decida talvolta di restare o di farmi riacchiappare non cancella affatto il panico di quel momento iniziale. Lo seda soltanto.
C'è una logica impeccabile, sì.

Unknown ha detto...

Mich, mi dispiace per te, allora. Ci sono cose che si dovrebbero imparare solo dopo i cinquanta. Voglio dire, c'è un mucchio di tempo, nella vita, per essere vecchi. E' del cazzo cominciare da giovani.
(Che poi non è vero, che c'è un mucchio di tempo. Ci sono un mucchio di giorni, e notti, interminabili, ma gli anni passano che non li vedi neanche. Io lo trovo bizzarro. Ma sto divagando).

Luce ha detto...

vero. ma tentare nuoce meno che sbattere fortemente la testa contro il muro. spero.

SospesaNelViola ha detto...

il tuo concetto di legame è molto intimo...io di solito mi sento legata a qualcuno quando comincio a sentire che non potrei fare a meno di quella persona...anche se non so per quale strana associazione il senso di legame mi rimanda a quello di appartenenza, credo che in questo caso il discorso è più complicato, oltre che imbarazzante. ecco preferisco essere legata a qualcuno, piuttosto che appartenere. il senso di appartenenza mi mette enormemente a disagio.

mich ha detto...

@sospesanelviola, il senso del possesso riguarda anche quello del legame, certo. Ma talvolta attiene alla degenarazione di quest'ultimo e mette in difficoltà anche me