La mia identificazione con Trenitalia sta raggiungendo il suo culmine. Me ne sono accorta questa mattina mentre, affondata nel sedile in attesa che il mio treno lasciasse la stazione, ho sentito gli altoparlanti gracchiare che il mio binario, e quindi il treno stesso, era cambiato. Ma gracchiavano lontani, quelle voci metalliche dei messaggi preconfezionati, distribuiti a tutta la stazione e che rimbalzano senza destinatario tra l’atrio e le vetrine dei negozi. C’è stata quella frazione di secondo nella quale la notizia è arrivata al mio cervello senza che in realtà io l’avessi ascoltata. Nella frazione di secondo successiva i passeggeri, tutti insieme, si sono alzati di scatto guardandosi l’un l’altro con un cenno di intesa e conferma, precipitandosi con giacche e borse buttate di traverso sulle spalle in direzione delle uscite, per correre sul nuovo treno assegnato, in partenza qualche metro di banchina ghiacciata più in là. Io no. Io ho sollevato la testa dal libro che stavo fingendo di leggere, ben sapendo che mi ci sarei addormentata cinque minuti dopo la partenza, ho raccolto le mie cose senza fretta, ho anche infilato la sciarpa e il cappello e raggiunto l’uscita con addosso una tale rassegnata quiete che i pendolari che mi correvano accanto mi superavano lasciandosi scappare delle bestemmie nemmeno tanto timide.
Ecco, io sto diventando Trenitalia e c’è del patologico in questa affermazione. Io talvolta mi rassegno, non mi scompongo. Non sono in genere in ritardo, ma possiedo l’insana predisposizione a gestire il tempo con tabelle orarie codificate dalle quali trarre spunto per la scansione dei giorni. Come un locomotore, attraverso campagne gelate e centri urbani, sobborghi e periferie, con la calma accettazione di un destino di ineluttabile movimento. Due cose spero: di essere sempre io quella alla guida e di non difettare in igiene personale, ma non mi stupirei se mi si intasasse periodicamente il cervello per eccesso di sollecitazioni.
lunedì 13 dicembre 2010
Pendolo ergo sum
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7 commenti:
Oh povera mich. Ma davvero ti piace questa vita? Questo lavoro? Passare 3 (o forse più) ore al giorno in treno? 3 ore al giorno della tua vita così, su un sedile, in attesa che il viaggio finisca? Io preferirei abitare sotto un ponte e vivere di elemosina. Almeno sarei libero di citare De Gregori (canzone "Due Zingari", verso "Ho sempre corso libero felice come un cane...").
E mi viene un sorriso :-)
Mah, sai, in qualche modo siamo tutti in attesa che il viaggio finisca ;-)
Si, ma come dice il saggio, l'importante non è arrivare, l'importante è il percorso. Quanto sei felice durante il percorso. E se non lo sei puoi sempre cambiare. Puoi. Sempre ;-)
Sono d'accordo naturalmente.
E "Puoi. Sempre." è un bellissimo messaggio di fine anno.
Si mich, puoi. Sempre. Buon anno. È stato bello.
Ti "agevolo" 2 songs di Natale, non classiche.
Così, per cambiare :-)
http://www.deezer.com/listen-2044208
http://www.deezer.com/listen-2044127
Be happy!!!
P.S. Un giorno io ho cambiato tutto, e sono finito in un'altra città (la più bella del mondo) con una bella pupona, un bel lavoro...
almeno spero che in te funzionino i riscaldamenti.
il fu ghirigori baumann
Great blog I enjoyed reaading
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