Sono calda, molto. Ho la febbre. Non è una licenza poetica per rendere il post un po’ più frizzante: sono malata davvero. Il che significa che sono in pigiama e questo pezzo è scritto sotto gli effetti imbarazzanti del paracetamolo. Ne sono solo parzialmente responsabile insomma e posso ritrattare tutto in qualunque momento.
Allora, com’è noto, avere l’influenza ti spalanca davanti ore intere di inerzia, di cui sarebbe facile, piacevole e godurioso servirsi, se l’influenza stessa non ti regalasse, oltre al tempo libero, anche dolori misti, occhi brucianti, temperatura rovente. In pratica, in queste ore di vacanza inaspettata non si riesce a fare niente di utile. Presa da alcuni sensi di colpa di natura accademica, ho iniziato almeno tre tomi diversi di critica letteraria, abbandonando l’impresa a cinque righe dall’inizio. Se intendo leggere devo trovare qualcosa di diverso. Già Vanity Fair, con tutta quell’attualità, è troppo complesso. Mentre mi guardavo intorno in cerca di un’occupazione pseudo-intellettuale ho trovato lui: una misteriosa copia di Twilight che mi faceva ciaociao dalla libreria. Ammetto che preferirei non interrogarmi sulle oscure dinamiche che hanno portato nel mio salotto un romanzo per adolescenti vogliose. Perché di questo si tratta, parliamoci chiaro. Io, Twilight, per motivi febbrili, antropologici e sociologici, tra ieri e oggi, l’ho iniziato, letto e finito. Vi riporto un brano: Poi si voltò, sorridendomi beffardo, e mi tolse il fiato. Anche lui indossava una camicia senza maniche, sbottonata, e la pelle bianca e liscia del collo scendeva tesa sul profilo marmoreo del petto; la muscolatura non più nascosta dai vestiti spiccava in tutta la sua perfezione. Una simile bellezza era troppo perfetta, mi resi conto con una fitta acuta di disperazione. Non era possibile che questa creatura divina fosse stata inviata proprio per me. Ecco, a partire da pagina 5 e per le successive 400, non c’è una sola pagina in cui non sia dedicato almeno un intero paragrafo all’avvenenza di Edward Cullen, ai suoi addominali sotto la maglietta, alle sua labbra perfette, alle sue mani sublimi e alla sua pelle invitante. Ora, pensate davvero che il successo di questo libro sia da ricondurre al fascino della figura del vampiro nella letteratura occidentale? Ma per favore. Il decoro del romanzo, descritto sul risvolto di copertina come “un romanzo per ragazzi”, è apparentemente salvo per il semplice fatto che Edward e Bella non consumano mai, nonostante lei non faccia che sbavargli addosso per 412 pagine. Ma lui, virtuoso, le resiste per il timore di farle del male. Salvo guardarla tutto il tempo, cito testualmente, come si guarda una cosa da mangiare. Adesso vi svelerò una cosa tutt’altro che segreta: le adolescenti pensano al sesso molto più di quanto non si dichiari in genere ad alta voce. Una sedicenne è in grado di pensare per giornate intere, con la costanza tipica della mente femminile, ad almeno settanta modi diversi di prendersi cura del corpo di quello che le piace. Si tratterà magari di modi un po’ goffi, di teorie ormonali in attesa di conferma empirica, ma saprà senz’altro dare prova di grande creatività in merito. Io me lo ricordo come passavo i miei pomeriggi nel 1997 e devo dire che i pensieri di Bella di fronte agli addominali del vampiro, in confronto, sono laudi mattutine. Ricordo anche che io e una mia amica avevamo creato un linguaggio in codice per parlare della questione al telefono senza che i genitori impallidissero origliando: quando ci chiedevamo reciprocamente “Hai studiato geometria ieri?” non stavamo affatto parlando del teorema di Pitagora.
Quindi, se avete figlie femmine adolescenti, con Twilight sul comodino, che passano al telefono un numero di ore sospetto a parlare di equazioni di secondo grado, fatevi delle domande.
19 commenti:
c'ho una nipote col trip di cui sopra. Poi la interrogo.
Sei illuminante anche con la febbre! :-)
Mia cara, grazie per averlo sottolineato col tuo puntuale acume, ma temo fosse abbastanza scontato... Ai miei tempi c'era titanic, la scena dell'automobile con la mano spiaccicata al vetro era un tormentone per quelle zozzone inerba! Le ragazzine hanno gli stessi "interessi" maschili, ma la cultura le ha insegnato ad infarcire l'ormone d'aMMore!!! Così questo tizio biancastro per loro equivale a cicciolina... Un saluto!
comunque cara, se vai avanti nella lettura degli altri tre, come io feci mesi fa orsono, senza nemmeno la scusa della febbre, i ragazzi ci danno dentro, passando dalle parole ai fatti
baci
dopo aver letto, penso che dovresti ammalarti più spesso.
(-;
Confesso che leggendo questo post mi sono accorta di essere rimasta giovane dentro.
@ splendido, quanti anni ha l'innocente?
@ laura, a 39.2 divento abbagliante
@ dautretemp, la scena della macchina coi vetri appannati è stato un cult a lungo!
@ maria, ora chi glielo dice allo splendido?
@ ndr, me lo prendo come un augurio metaforico ;-)
@ alessandra, l'ho scritto animata dallo stesso sentore!
13 quest'anno, anche se ne dimostra 17.
vedi la differenza tra uomini e donne?
voi usate metafore e codici gentili (sbronze permettendo) noi allusioni che devono confermare la virilità
^-^
ah, i corsi e ricorsi...mi vengono in mente i take that...
@ splendido, 13 anni e dimostrarne 17? ora che ci penso anch'io ero così. la piccola si divertirà, vai sereno.
@ canemacchina, le migliori metafore mi vengono da sbronza
@ biondatinta, non ero una fan dei take that, ma il periodo è quello!
Il libro che avrebbe voluto scrivere Moccia.
Comunque, pure io che so' maschietto ho passato l'adolescenza a pensare al sesso.
Ero diventato il più grande TEORICO del sesso al mondo.
@ lindalov, non ci avevo mai pensato, ma hai ragione! E' proprio così! Peccato che Moccia sia analfabeta mentre la Meyer no
@ sciuscia, ma quante divertentissime teorie potevamo elaborare??!
Ho sempre sospettato anch'io che il successo del libro in questione fosse merito delle tempeste ormonali delle giovani adolescenti, pur non avendolo mai letto. La situazione si fa più grave, credo, quando invece delle 15/16enni si tratta di 20enni che leggono compulsivamente Twilight sotto al banco dell'università, per poi mettersi a piangere in treno ripensando al bel Edward.
E poi il Cioè, parliamone. Quel giornaletto lo si comprava per 2 motivi: 1) i gadget più o meno orrendi, ma che nella vetrina dell'edicola sembravano indispensabili; 2) la "posta del cuore", degna di un romanzo erotico.
seconda volta che leggo oggi qualcosa a proposito di twilight, e seconda volta nella mia vita che leggo di twilight in assoluto. casi.
s'impara sempre...
@ silvia, è grazie a "Cioè" che ho imparato che uno scambio di saliva non è sufficiente per restare incinta
@ ghirigori, ma lì dove stai te non si parla di vampiri?! pensa che qui è ormai praticamente una notizia vecchia, ci son solo più io che ne parlo ancora
che bel blog mich! complimenti.
@ ciao Lucykaia, grazie! e benvenuta naturalmente!
Posta un commento