giovedì 15 aprile 2010

Chi fa un viaggio rischia di arrivare

È partito. Biglietto di sola andata, destinazione Indocina. Qui sul 45° parallelo, sulle sponde dell’Eridano, da tempo ci si perde in congetture, ipotesi e considerazioni. Perché? Perché un brillante professionista di 37 anni un bel giorno prepara uno zaino, firma deleghe sul lavoro, saluta senza enfasi e si imbarca da solo per il capo del mondo? Sta fuggendo da qualcosa o sta volando verso qualcuno? Quel solletico che ride piano in fondo alla pancia e ti chiede di buttar tutto apparentemente all’aria è sempre e solo seducente o qualche volta ti atterrisce e leva il fiato?

Insieme a ‘perché’ ci si chiede l’un l’altro ‘ma tu lo faresti?’. Sospendo il giudizio su entrambe le considerazioni, anche se sul ‘perché’ ho elaborato una mezza dozzina di ipotesi. Debiti di gioco? Me lo vedo in un’alba livida di cantina fumosa, a giocarsi tutto il giocabile con equivoci personaggi dall’accento russo. Perdere tutto e darsi alla macchia sembra essere binomio scontato. Mi hanno anche detto che è stato testimone casuale di un delitto, uno di quei delitti per il quale qualcuno decide di prelevarti da casa un sabato mattina e spedirti dall’altra parte del mondo nella bizzarra convinzione di proteggerti. La mia preferita è comunque una leggenda gotico-romantica. Potrebbe essere scappato da un marito geloso che l’ha sorpreso nottetempo nel talamo nuziale. Un amore con la pupa del gangster. Un gangster mal disposto a tollerare l’affronto e che adesso, rinchiusa lei nel seminterrato di un castello, è deciso a lavare col sangue di lui l’offesa e l’onore.
Qualunque sia l’ipotesi giusta non restava dunque che la fuga. O la morte violenta. Anche se non so mica se il capo del mondo sia un posto abbastanza lontano. Nel frattempo gli suggerirei di dotarsi di un nuovo passaporto, rasarsi i capelli e procurarsi un paio di infradito zen con le quali passeggiare per il sud-est asiatico con l’aria del filosofo nichilista.
Però, a differenza di quanto capitava secoli fa a Casanova in partenza per motivi molto simili dalle calli veneziane, il nostro fuggitivo è dotato di smartphone con possibilità di connettersi wireless da ogni angolo della terra. Dubito trovi la rete su un altopiano birmano e dubito anche che la cosa lo getti nel panico, abituato com’è a circondarsi di silenzio e di domande insolute. Ma mi è stato assicurato che lascerà alcune tracce su un blog:

edo is walking

Naturalmente si tratti di tracce del tutto fuorvianti, concepite appositamente per depistare i malintenzionati di cui sopra. Io, ad ogni modo, lo cerco lì.

5 commenti:

plutoschi ha detto...

ecco, 'edo is walking' l'ho trovato semplicemente delizioso. sarà che mi chiamo edo pure io, sarà che adoro viaggiare, sarò che ho pensato mille volte di viaggiare da solo ma per il momento, frenato dall'incapacità totale di parlare decentemente altra lingua oltre l'italiano, non ho ancora fatto il passo...

bel blog, hai un bellissimo umorismo acido e dolce insieme, è un'ora che anzichè proseguire solerte con il lavoro mi trastullo con i tuoi post

mich ha detto...

Ciao Plutoschi, grazie, benvenuto, prendi una sedia, accomodati e resta quanto vuoi.

Unknown ha detto...

Post insolito. Per te. Molto bello, però.

Io sono aggrappato al mio dosso come una patella, ma posso capire l'andarsene.
Fra i perchè, mettici anche che se stai tanto nello stesso posto vedi ogni cosa di quel posto invecchiare, _assieme_ a te. Cambiare, se lo preferisci ad invecchiare, ma è la stessa cosa.
Se vai, invece, in un posto nuovo, ti sembri nuovo, come dire. Tu e le cose, le persone, avete la stessa età, che è quella che decorre da quando vi siete incontrati.
Per contro perdi la memoria, l'affezione per le cose e la gente che conosci. _Anche_ se lasci una traccia su un blog.

Diciamo che tutti si muore, e che ci sono due modi di farlo.

LorenZo ha detto...

Si, si muore lo stesso. Sempre. Però viaggiando almeno hai visto il mondo. Hai assaggiato tutti i gusti. Sluuurp :-b

Canemacchina ha detto...

viaggiare è solo un altro modo, forse il più convincente, di ingannare il tempo che passa...
Bè comunque più che gotico-romantica quella cosa lì mi pare più da "storia de fifa e coltello"

:-)