Una delle mie specialità, una delle qualità presunte che mi si attribuiscono, è una spiccata attitudine per l’organizzazione: io possiedo l’invadenza programmatica della pianificazione. Deriva da un mio dilatato senso di onnipotenza, per il quale sto cercando da tempo, senza successo, una cura plausibile. C’è da dire che ho imparato negli anni a lasciar posto anche agli agi dell’improvvisazione, ma è un percorso di riabilitazione emotiva che ha l’aria di voler durare parecchio.
In pratica succede questo, che se parto per 3 giorni per un lungo weekend di festa, programmato per durare quel numero limitato di ore, non riesco a concepire in astratto che i 3 giorni possano diventare 4. Non ci riesco perché sono abitata da una molesta scansione del vivere quotidiano: il lavoro, gli orari, gente che mi cerca, che mi chiede dove sei e quando torni, colleghi che mi ricordano via sms la riunione delle 12. Insomma, io non sono pronta a fare l’alluvionata. Quando l’alluvione mi ha sorpresa a Torino è stato diverso: sono stati i miei ponti a chiudere, le cantine della mia città a riempirsi di fango e detriti. La sciagura aveva un altro sapore: quando è la tua, la vivi con un’altra rassegnazione. Ben diversa è una calamità naturale che ti coglie altrove: mica ti appartiene, la subisci, la osservi, la esamini e intanto pensi al modo di aggirarla, di tenerla al suo posto, di lasciartela alle spalle con indifferente supponenza.
Tanto che mi ero già messa in macchina per lasciare Vicenza, caricati i bagagli, salutati gli amici. Ma l’alluvione è letteralmente alla porta: i fiumi dirompono, gli argini non reggono, i tombini esplodono. Pare che nell’ultimo secolo i vicentini non abbiano mai assistito a niente del genere. Scopro l’esistenza del Bacchiglione, vedo le sue acque invadere l’abitato, sommergere le auto. Per i primi dieci minuti, con la giacca addosso e l’ombrello in mano, penso “non mi fermerai, devo tornare a casa, io”. Tanto che sono sulla porta, pronta a sfidare, vincendoli, gli elementi. Gli elementi mi fanno una pernacchia piuttosto spaventosa e mi rispediscono dentro casa. Non so come succede, né esattamente in quale momento della mattinata, fatto sta che all’improvviso mi rappacifico con me stessa, con la pioggia, con il buio che incombe. C’è un placido, ineluttabile e inaspettato senso di pacata rassegnazione. Ma una rassegnazione sana, di quelle che fanno bene e riconciliano. Quindi ci si leva le scarpe, si riaprono i bagagli in cerca di un golfino e delle pantofole. Ci si accomoda sul divano e si permette al tempo di far quel che deve, scorrere. Si parla, si ride, si sonnecchia, si cerca conforto nella pasta frolla. C’è un film in dvd e un tè caldissimo nelle tazze, c’è un torpore che prende alle gambe, che si allungano sul tavolo di fronte al divano, si avvolgono nelle coperte e restano lì, a lasciare che il pomeriggio piova lentamente via. E piovono via anche la sera, la notte, la mattina successiva, con la lentezza che è propria di ciò che attiene all’eternità.
Ho realizzato che la frenesia del controllo del tempo e degli eventi è una smania che impegna e affatica e che vale la pena imparare a sedarla. Ho scoperto che è delizioso talvolta dismettere i panni dell’onnipotente, lasciandoli a chi di competenza.
18 commenti:
Il commento migliore a tutto ciò l'ha dato la Syl dicendo che allora "alcuni mali vengono per cuocere"!
:-P
Mich mich miiiiiiiich!
Te mi preoccupi assai, nel senso che 9 volte su 10 mi rendo conto che le cose che scrivi tu potrei averle scritte io, almeno a livello di sostanza. Con la formas mi stracci, dio te stradora!
Questo preambolo per dire che, insomma, io vivo nella perenne dimensione della previsione, con l'agendina sempre in borsa per scongiurar imprevisti di qualsiasi natura. Come si vive male.
Pensa cosa dovrebbe dire Raymond Rambert...
E se fosse solo la vecchiaia che avanza?
Dal dominare gli eventi si passa all'essere dominati dagli eventi... si, potrebbe essere la vecchiaia. Poi la si può anche mascherare di saggezza, trascendenza del tempo... ma, tutto, come la percezione ed il pensiero, parte dalla cellula. Invecchiata, appunto. Oggi sono cattivo, lo so :-b
P.S. Avanti miei prodi!
Bellissimo farsi raccontare quello che è successo dai tuoi occhi e dal tuo "sentire", sovrapporre le sensazioni che abbiamo condiviso...
(ecco non c'entra nulla, ma pensavo che allora non provarlo affatto il senso di onnipotenza può avere i suoi vantaggi :-) talvolta...)
se per caso hai intenzione di farti un giro in zona mirafiori magari avverti.. per dire, che almeno sposto gli oggetti di valore in alto (tipo la mia raccolta di Tex), comincio a rintracciare un esemplare femminile ed uno maschile per ogni specie e faccio un salto all'Ikea per l'arca
Io sono come te: gestisco, controllo, organizzo, predispongo.
E, come te, mi stupisco molto di più dei risultati, brillanti, dell'improvvisazione che di quelli, spesso perfetti, ma sterili, della pianificazione.
...E sai quanto meglio si vivrebbe, anche??
prendo lezioni per vanificare ogni mio tentativo di pianificare,organizzare,controllare il tutto. A casa e fuori dicono che spacco i maroni. Aiuto.
Ovvero chi sa fare la pastafrolla. Ordunque, puoi venire anche da queste parti con tranquillità, che the e biscotti ci sono. (-:
Mi vuoi dire che un torinese, se tenuto accuratamente lontano da Torino, può smettere di essere tale? (Sì, lo so, è l'ultima volta che uso questo argomento).
Non ti dirò quel che penso io di dvd, pastafrolla e coperte sul divano mentre piove, ecco, perché non si hanno mai parole per ciò che è divino. Ma voglio dirti che "l'alluvione non è mia" è un concetto bellissimo.
Si, ti capisco.
Anche io sono ossessiva compulsiva con lo scandire del tempo :)
@arcureo, storpionimo perfetto!
@calzino, "dio te stradora" non so che significa, ma lo prendo come un complimento :-)
quanto all'agenda, propongo un rogo in piazza (ma prima salvo tutti i file a parte...)
@signor C., almeno a vicenza non c'era niente di endemico
@lorenZo, nessuna cattiveria: non ho alcun problema a fare i conti con la mia vecchiezza ;-)
@laura, ma solo per 24 ore... poi torna, ahimè
@gary, metti al sicuro i Tex, lasciami a portata di onda soltanto le cambiali
@eva, faccio quotidianamente i conti con i risultati sterili e perfetti della pianificazione. ci sarà un gruppo di autoaiuto?
@mgg64: condividi le tue lezioni qui!
@ndr, la pastafrolla è meglio dello xanax
@silas, il concetto "l'alluvione non è mia" è un orrore dell'individualismo contemporaneo... (la torinesità a volte si arrende, ma per poco) :-)
@punzy, ossessiva e compulsiva, ecco...
@mich, :-) però, questo riferimento al "De rerum natura" nel titolo "Dell'acqua e dell'onnipotenza", questo "de + ablativo", questo complemento di argomento, insomma, lo trovo fuori luogo. Il de + ablativo si usa per specificare il titolo di uno scritto didascalico, che spiega e dispiega l'oggetto menzionato. Ci si aspetterebbe come minimo che tu parlassi dell'acqua, della sua composizione chimica, dei suoi usi nei luoghi, tempi e culture del pianeta, del suo significato simbolico... lo stesso sull'onnipotenza. Invece qui finisce presto e senza alcuno svolgimento... a "Tarallucci e vino" (leggi pasta frolla e tea), che sarebbe stato senz'altro un titolo più appropriato. Io trovo. N'est-ce pas?
:-b
@lorenZo, tu sei troppo colto per me ;-)
succede lo stesso con la malattia, del corpo o dell'anima, o con le ossa rotte, se ci pensi bene.
Nessuno le programma mai, poi loro, le malattie o le ossa rotte, ti portano a riconsiderare tutto, oltre il piano pratico dell'organizzazione fino all'amore per e delle persone.
@mich, seeeeee :-) tu la sai lunga, Ciccia
;-) alla prox
Il senso di onnipotenza poi ritorna allora... (a me, che ne sono sprovvista, ci sono momenti segretissimi in cui mi piacerebbe vederlo arrivare...!).
Hai ragione, Linda, l'imprevisto però può avere il potere di illuminarti, a volte.
ps. la pastafrolla con il tè è il conforto del palato e dello spirito, sì :-)
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