lunedì 22 novembre 2010

Libri che mi fanno godere

Oggi scrivo un post colto. Ché tanto l’avete capito che talvolta mi piace darmi arie da intellettuale snob. Comincio col raccontarvi del mio personale rapporto con le librerie. È facile: il libro è l’unico bene che acquisto senza pensare che sto spendendo dei soldi. Non viene inserito nel mio bilancio insomma, è come se si trattasse di euro mai usciti dal portafoglio. C’è gente che finisce sul lastrico così. Non io, animata come sono da una controllata pianificazione del budget di cui, a volte, mi vergogno. A minare la mia cauta propensione alla spesa irresponsabile ci pensa l’avvento di una nuova, scintillante, enorme, irresistibile Feltrinelli alla stazione di Torino, che spesso mi accoglie pendolare. E ho di nuovo comprato dei libri. Ne ho comprati parecchi, ma di due autori vi voglio parlare perché quando li ho avuti tra le mani ho pensato che c’era qualcosa di assurdo nel fatto che mi piacessero così tanto entrambi: Sándor Márai e Chuck Palahniuk. Un americano che porta le sue trame all’eccesso, costruendo imbrogli narrativi inverosimili e spettacolari, accanto a un ungherese morto suicida, capace di far monologare un suo personaggio per 180 pagine nelle quali non succede praticamente niente. Sono autori che amo di un amore diverso nato in momenti diversi. Vi capita mai di ripensare a dei libri come se fossero colonne sonore? Ricordarvi che cosa succedeva mentre vi stavate mangiando certe pagine?
L’ungherese l’ho scoperto qualche anno fa, grazie a un’amica che mi regalò Le braci. Da allora regalo Le braci a tutte le persone che amo. Il suo secondo libro che ho incontrato, La recita di Bolzano, l’ho letto integralmente sdraiata su un prato, sotto l’albero di un piccolo giardino, invece di scrivere la tesi. Mi ricordo l’attesa, mi ricordo che aspettavo di rosicchiare quelle mezz’ore alle mie giornate universitarie. Dopo diversi altri romanzi, ho smesso di frequentare Márai con L’ultimo dono, letto in un giorno e una notte d’estate, senza mai uscire dal letto e senza mai smettere di piangere. Quindi l’acquisto di un suo nuovo romanzo, Il sangue di San Gennaro, arriva dopo una lunga pausa e non vedo l’ora di cominciarlo.
Palahniuk invece è una scoperta recente. Di pochi mesi fa. Animata non so da che genere di curiosità, ho tirato fuori dalla libreria Fight Club e non ho mai sollevato il naso dalle pagine finché non l’ho finito. In poche settimane ne ho letti altri due. E ora ho comprato Ninna nanna, che però leggerò dopo aver finito Soffocare. Lo leggo mentre pendolo, attirando sguardi curiosi: può una fanciulla dall’aspetto angelicato quale io sono mostrare un tale perverso interesse per romanzi nei quali le relazioni sono brutali e la commedia si intende feroce?
È verosimile pensare che la mia attrazione per due scritture così distanti tra loro risponda a esigenze dissimili. Ho evidentemente bisogno di soddisfare il mio immaginario attraverso narrazioni capaci di sorprendermi con strumenti diversi. Ma vi risparmio l’autoanalisi del lettore.
Vi lascio invece con una citazione, che è di Palahniuk ma secondo me lo pensava anche Márai poco prima di spararsi:
non mi va di morire senza qualche cicatrice addosso.

12 commenti:

mastrangelina ha detto...

Ninna nanna è molto bello secondo me :)

Calzino ha detto...

Tanta roba oggi, Mich! Brava.
Allora Chuck conosco bene (Soffocare è meraviglia); Sàndor Màrai no invece.
E allora metto in wishlist Le braci, che faccio finta di essere una persona che conta.

Raffa ha detto...

Non molto tempo fa sono uscita anch'io da una Feltrinelli di Torino con una borsa della spesa contenente Fight Club, Choke, Le braci + altre cosette che sono lì in attesa. Posso fare anch'io finta di essere una persona che conta!

ndr ha detto...

Di Palah ho letto solo "Cavie". E, nonostante tutto, mi ha deluso. Di Marai "Le braci", ti dissi. Forse dovrei leggere altro, di entrambi. Ma ora ho un po' di arretrati (La vita agra, Mai venga il mattino, Spaesamento - da finire, Verso Occidente l'Impero dirige il suo corso, e potrei rileggere Vite minime - purtroppo ora fuori catalogo -, e ti consiglio Pugni, di Pietro Grossi, che merita, ed. Sellerio).
Ora vado. Ciao!!

Manina Futura ha detto...

Gang Bang è da provare.

SunOfYork ha detto...

Sono stata nel tunnel - Palahniuk per un bel po' di tempo e ora ne sono uscita.
Di Marai lessi solo Le Braci, e la ricordo come un'esperienza di una bellezza sconvolgente :)

saluti
sun

Anonimo ha detto...

Quello che hai scritto mi invoglia così tanto ad approfondire Marai (dopo "Le braci", che hanno l'incredibile potere di accendere qualcosa dentro...) e "sfidare" Palahniuk (che un po' m'intimorisce).

ps. la Feltrinelli di Porta Nuova è un posto da cui posso credere tu faccia fatica ad uscire ;-)

Silas Flannery ha detto...

Ecco. Il rapporto che tu hai con Palahniuk io ce l'ho con Queneau. Poi, ecco, visto il nome che ho scelto e quello che ho dato al mio blog è evidente che mi piace molto Calvino. Ma no, non credo di poter dire di avere amori così distanti fra loro.
E' difficile che m'innamori decisamente di un libro, di un autore. Sarà per questo che spengo una cicca e ne inizio a sfogliare un'altra, se mi passi l'immagine. E' ricerca, insoddisfazione.

mgg64 ha detto...

morire senza cicatrici è come dire morire senza aver vissuto...senza mai essersi fatti male..senza aver sofferto di quel dolore bruciante che solo una ferita che lascia la cicatrice fa...io sono piena di cicatrici...me le guardo a volte le sfioro e penso a quello che le ha provocate..grazie mich

mich ha detto...

@mastra, lo attacco appena riesco a prendere fiato da Choke

@calzino & raffa, per voi mi concedo un minuto di smanceria: voi *siete* gente che conta (sennò mica condividevo qui "Le braci")

@ndr approfondisci Chuk, fallo, davvero!

@manina, qui mi si inducono battutacce da scaricatore di porto...

@sun, quando sarò fuori dal tunnel anch'io saro ancora la stessa?

@laura, una Feltrinelli così luccicosa in un luogo dove passo due volte al giorno è il male! (per fortuna sono sempre di corsa)

@silas, lo capisco. Mi capita anche una cosa diversa però: ci sono libri che considero così folgoranti da non riuscire a leggere altro di quell'autore, per il timore di non trovarlo all'altezza di se stesso

Anonimo ha detto...

"il libro è l’unico bene che acquisto senza pensare che sto spendendo dei soldi. Non viene inserito nel mio bilancio insomma, è come se si trattasse di euro mai usciti dal portafoglio". ANCH'IOOO! :(

sándor márai ha scritto "il sangue di san gennaro"? qualcuno deve avergli detto che come ciro esposito non avrebbe venduto molto.

plutoschi ha detto...

"Da allora regalo Le braci a tutte le persone che amo"

ecco, ci sono libri che ho regalato in so più quante copie. regalare libri credo che sia uno dei gesti migliori che possa fare...