lunedì 14 dicembre 2009

Le parole delle emozioni

Oggi mi occupo di un tema inflazionato da secoli di speculazioni poetiche: l’espressione dei sentimenti. Quando se ne parla siamo tutti bravi a descriverci sostanzialmente in due modi:

1. Oh! Io sono un'istintiva, non posso fare a meno di dire quello che penso e manifestare ciò che provo

2. Macché istinto! Io nascondo, dissimulo, mistifico e reprimo

Per quanto riguarda me, escludo categoricamente l'opzione 1 e mi assesterei su una variante della 2, una 2/bis diciamo: macché istinto! Io ci proverei anche a farti vedere che mi emoziono, solo che non ne sono capace. Non ho mai imparato veramente a farlo, oppure ho disimparato strada facendo, il che è uguale. È una forma di inettitudine, lo so: anni di controllo sulla realtà mi hanno assuefatta a un regime di autodisciplina a detta di alcuni un filo eccessivo. Che poi il controllo della realtà non sia altro che una delle mie illusioni preferite è un problema a parte, che non è qui il caso di affrontare.
Insomma, voi come vi regolate? Non è mica una roba scontata. Io riesco a manifestare solo emozioni note, quelle che ho avuto il tempo di metabolizzare, potremmo chiamarle emozioni premeditate, il che priva il contesto della sua caratteristica fondamentale: la spontaneità. Quando si tratta di improvvisare, e nella vita reale diciamo che capita di frequente, è un casino: sono maldestra, faccio e dico cose imbarazzanti, perdo senso logico e sintassi. Un disastro insomma.
So che esiste una patologia che descrive in parte questo fenomeno: si chiama alessitimia e letteralmente significa non avere le parole per le emozioni. A volte temo di esserne affetta.

18 commenti:

ndr ha detto...

dunque. una volta ho incontrato una persona, e voglio dire, questa persona, cioé, no? tipo che ho impiegato tre ore per mostrarle ciò che sapevamo entrambi. e devo dire che neppure è andata male, dico, come tempo. cioé. capito, no?

Spinoza ha detto...

Io parto da più lontano. Non ho proprio emozioni.

mich ha detto...

@ ndr fantastico!

@ spinoza hai tutta la mia ammirazione. quello è il mio obiettivo, lo perseguo con i migliori strumenti, leciti ed illeciti.

Anonimo ha detto...

Ci penso su da oggi... E se (e se!) tipo, ci "prendiamo" per come siamo? Tipo fare e dire cose imbarazzanti/no sintassi/no senso logico...? Secondo me, guarda, può essere anche interessante!

;-)

Lindalov ha detto...

Smetti di fare yoga.

Anonimo ha detto...

ti sei innamorata?

karus ha detto...

ti sei innamorata?

Gary Coopo ha detto...

la seconda che hai detto (di nuovo :) ) . Mi ritrovo molto con la descrizione che fai di te, direi variante 2b (boomerang) ossia riesco a tenere talmente a bada l'espressione di quell'emozione da risultare quasi distaccato ed ottenendo quindi un effetto opposto e dimostrando l'esatto contrario di cio' che sono. Colpa dei miei genitori (capri espiatori preferenziali).

mich ha detto...

@ laura, folle!

@ lindalov, sospettavo fosse colpa delle asana

@ anonimo/karus m'innamoravo di tutto [cit.] e tutto sommato l'amore è uno dei sentimenti più facili da dimostrare, sono le sfumature che mettono nei pasticci

@ gary "2bis effetto boomerang", il titolo da hit per un prossimo post (insieme a quello "tutta colpa dei miei avi")

Anonimo ha detto...

La tattica è corretta, la strategia è sbagliata. Voglio dire che, in effetti, se nascondi abbastanza a lungo le tue emozioni agli altri, alla fine le nascondi anche a te stesso.
Il punto è che, quando non le vedi, non smettono di esistere. Solo, tu hai perso la possibilità di controllarle. Quindi se ne vanno in giro libere per il tuo corpo a fare i comodi loro, e ti fabbricano gastriti, ti fanno svegliare otto volte per notte con le coperte aggrovigliate e il fiato corto, ti fanno passare giorni di paura e notti a bruxare, e tu non sai perchè. (Non lo dico per sentito dire).

Ah sì. Al tuo prossimo outing su una bizzarra nevrosi mi sentirò in dovere di segnalarti a Oliver Sachs, sappilo.

Danilo

PS: reclamo la priorità sul titolo "Tutta colpa dei miei avi". Avrei molto da dire a riguardo, ma convengo tranquillamente che questa sia una caratteristica piuttosto comune, e che non costituisca criterio di preferenza.
Epperò, se consideri che io, di cognome, faccio Avi, ammetterai che una prelazione ci possa stare.

biondatinta ha detto...

Io invece finisco dritta dritta all'opzione 1 senza neanche passare dal via. Ed e' un disastro, te l'assicuro. Sarebbe perfetto se esistesse l'opzione 1/2...che e' l'opzione della gente "normale" che, in quanto tale, non sa dell'esistenza della propria opzione, anzi, ignora totalmente l' opzionabilita' delle emozioni.
Il pasticcio e' che opzione 1 attira opzione 2 e viceversa e, come si suol dire, qui casca l'asino...

Anonimo ha detto...

Biondatinta: la gente "normale", semplicemente, non si rende conto delle emozioni degli altri.
Nascondere le proprie significa rendersi conto dell'effetto di retroazione. Significa sentire che quello che tu esprimi fa male, può far male, agli altri, e che il male degli altri ti fa male.
A quel punto decidi di "opzionare", per evitare di sentire male.

Danilo

mich ha detto...

@ danilo... ma... come fai a sapere che sono affetta da bruxismo?!

@ biondatinta pensavo di infilare due dita nella presa per dimenticarmi questa storia delle opzioni, ma mi pare un po' drastico

Anonimo ha detto...

O non te l'ho detto, bimba?

Danilo

Anonimo ha detto...

Tendenzialmente opzione 1, ho imparato col tempo che in certe situazioni sarebbe meglio usare la 2. Non mi resta che capire in quale cacchio di situazioni. Facile, no?
:)

mich ha detto...

@ sancla hai individuato il problema...

Anonimo ha detto...

Io sono uno sventurato dell'opzione 1. Non solo non riesco a tenere dentro la benchè minima emozione senza la sensazione di impazzire, devo anche condividerla con più persone possibili.Se non la condivido credo che non esista, così come se non la esprimo penso che potrei vivere nel rimpianto per sempre. La categoria dei rimpianti però non basta a spiegare le cose, dacchè rimpianti ne ho e riesco ancora a lavarmi i denti senza tic. E' proprio un fatto fisiologico, del tipo fare la pipì. Ecco se non manifesto l'emozione finisce che prima o poi me la faccio addosso.
Quello che fa eccezione è il filtro. A seconda di chi mi trovo davanti (una sconosciuta, una persona nota, una persona intima) esprimo l'emozione in modo differito. Ecco che con una sconosciuta la esprimo attraverso l'uso della parola, con la persona nota aggiugno la gestualità, con la persona intima con la dialettica.
Saluti e baci,
54

mich ha detto...

@ 54, tu dici "se non la condivido credo che non esista", a volte è proprio questo il punto: "se non lo dici ad alta voce non esiste", io devo essermi convinta per qualche motivo che talvolta sia un bene